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Dvr: la guida definitiva al documento base della sicurezza sul lavoro | 1° parte

Cos’è il Dvr

Si tratta del Documento di Valutazione dei Rischi ed è un manuale all’interno del quale devono essere indicati tutti i potenziali rischi che possono essere presenti in un’azienda, un ufficio, un ristorante e, in ogni caso, qualsiasi attività lavorativa.  L’obiettivo è quello di attuare delle soluzioni affinché tali rischi non si verifichino in modo da salvaguardare la salute di tutti i lavoratori.

Ovviamente il Dvr è previsto per legge, nello specifico se ne parla agli articoli 17 e 28 del Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro , ed  è pertanto obbligatorio per ogni attività.

 Quali rischi si devono valutare?

I rischi sono molti e devono essere individuati  in base all’attività o a un proprio criterio, entrando più o meno nello specifico a seconda dell’azienda. Ecco l’elenco di una ventina di “macrorischi” da tenere in considerazione, con alcune sottocategorie.

Chiaramente non tutte le attività o mansioni sono soggette a questi rischi professionali.

Rischi derivanti dall’utilizzo dei luoghi di lavoro

  • cantieri temporanei o mobili
  • lavori in quota
  • contratti d’appalto – interferenze
  • lavori in spazi confinati
  • telelavoro e  lavoro a domicilio

 

Rischi derivanti dall’impiego delle attrezzature di lavoro

  • manutenzione delle attrezzature di lavoro
  • operazioni che comportano la movimentazione manuale di carichi
  • movimenti ripetitivi e cumulativi
  • utilizzo di attrezzature munite di videoterminali
  • rischi di natura ergonomica e posturale
  • esposizione ad agenti cancerogeni e mutageni
  • esposizione ad agenti fisici
  • esposizione a campi elettromagnetici: radiazioni ionizzanti/non ionizzanti
  • esposizione ad agenti chimici
  • vibrazioni mano-braccio/corpo intero
  • esposizione ad energia elettrica
  • scariche atmosferiche
  • incendio
  • atmosfere esplosive
  • esposizione a rumore
  • rischio stressogeno
  • rischi per incidente stradale
  • rischi per gestanti e lavoratrici madri
  • rischi per lavoro notturno
  • rischi per il lavoro minorile
  • rischi connessi alla provenienza da altri paesi
  • rischi dovuti all’abuso di sostanze
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Ma se le attività o le mansioni che vengono svolte all’interno dell’azienda non rientrano nei rischi elencati come si fa?

Suggeriamo di descrivere comunque il rischio individuato anche se non è presente, ed indicare appunto che si tratta di un’aggiunta.  In tal modo si dà evidenza del fatto che il rischio è stato valutato e quindi esclusa la presenza.

Quali criteri si adottano per la valutazione?

Su questo la legge da ampia possibilità al datore di lavoro, l’importante è che i criteri adottati siano descritti nel documento. In particolare se si tratta di criteri “non normati”, cioè che non fanno riferimento ad una specifica norma tecnica di riferimento.

Nel caso di rischi “non normati”

Le attività svolte in azienda possono essere caratterizzate da un’eleva varietà, ciascuna con la propria specificità a seconda delle mansioni e delle operazioni da svolgere. Diventa così molto difficile avere una schematizzazione delle attività tale da poter adoperare un algoritmo di rischio. Di conseguenza la valutazione del rischio per tali lavoratori sarà effettuata utilizzando criteri qualitativi o, nel migliore dei casi, semi qualitativi, attraverso le matrici di rischio (di cui parleremo nel prossimo articolo).

Rischi normati

Per molti rischi esistono invece normative specifiche che regolamentano la valutazione e la tutela della salute e molte di queste sono state ricomprese nel D.Lgs.81/08 e s.m.i. . I parametri di valutazione sono diversi in ragione della natura del rischio e, nella più parte dei casi, riconducibili a valori di soglia indicatori del rischio.