Sigaretta elettronica: la normativa
La sigaretta elettronica è servita a molti ex fumatori a smettere di fumare. In alcuni casi la sigaretta elettronica è stata solo un passaggio dal tabacco allo stop definitivo, in altri casi le persone hanno continuato ad usarla come surrogato. Sembra che nel mondo ci siano tra i 7 e gli 8 milioni di svapatori, con crescite annuali intorno al 30%.
La legge è stata chiara fin da subito: per l’utilizzo nei luoghi pubblici valgono le stesse regole. Cioè non è possibile utilizzare la sigaretta elettronica all’interno di locali chiusi, delle istituzioni scolastiche statali e paritarie, così come nelle scuole di comunità di recupero, istituti di correzione minorili e centri per l’impiego e la formazione professionale. La legge non vieta però l’uso della sigaretta elettronica in locali pubblici, ma rimane la possibilità per gli esercenti o per i gestori di sale e ristoranti, così come per le aziende, di dare indicazioni sulla possibilità o meno di “svapare” in pubblico.
La Commissione degli interpelli, in linea con l’orientamento europeo, ha deciso di escludere le sigarette elettroniche fuori dal campo di applicazione della direttiva 2001/37/CE in materia di tabacco – poichè non contengono di fatto tabacco.
La sigaretta elettronica nei luoghi di lavoro: sì o no?
E nei luoghi di lavoro? Come bisogna comportarsi?
Sempre secondo la Commissione degli interpelli, le strade da percorrere sono due:
- spetta al datore di lavoro decidere se vietare l’utilizzo della sigaretta elettronica sul luogo di lavoro;
- qual ora il datore di lavoro non si sia espresso in merito, è meglio affidarsi al proprio DVR (documento di valutazione dei rischi), all’interno del quale verrà fatta una valutazione sul rischio che la sigaretta elettronica può esporre i lavoratori, per la presenza di sostanze che possono essere inalate, a seguito del processo di vaporizzazione (nicotina e o altre associate).
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