Blog

Sicurezza sul lavoro, il caso Dielle

Ogni mattina percorro la s.p.Cassanese da Melzo a Pioltello, a causa dei lavori per la TEM e la BreBeMi spesso la viabilità viene stravolta, e da alcune settimane una deviazione ci obbliga a passare attraverso la zona industriale di Cassina de’ Pecchi. Qui da metà Maggio c’è un presidio permanente di una sessantina di operai in sciopero. Sono operai di una cooperativa che lavora presso l’azienda Dielle che, stufi delle condizioni di lavoro, si sono decisi a fronteggiare duramente la proprietà.
Non mi interessa qui entrare nel merito di contratti di lavoro, stipendi o altro di cui non conosco la situazione se non per quanto riportato dai giornali, bensì delle condizioni di lavoro in cui questi operai sostengono di lavorare.
Stamane ho raccolto un loro volantino che veniva distribuito ai pendolari delle strade per informarci e chiedere sostegno, quanto meno morale.
Nel loro comunicato, tra le altre cose, si legge: “La sicurezza sul lavoro non esiste e si sono verificati nel corso degli anni numerosi infortuni anche gravi (tra cui uno mortale, nel 2011), che l’azienda ha affrontato creando ostacoli all’ambulanza che non veniva fatta entrare, […]. Non parliamo poi dell’igiene dato che in tutto l’impianto c’è un bagno solo, i DPI sono assolutamente inadeguati, l’impianto di aspirazione dei fumi idem, tanto che molti operai hanno riportato ustioni per i solventi utilizzati nella lavorazioni della plastica.”
Ora, dubito che simili affermazioni possano essere false o esagerate (un morto sul lavoro non lo si può inventare, così come la presenza di un unico wc per sessanta persone), è chiaro l’azienda da un punto di vista della sicurezza e dell’igiene sia decisamente inadempiente. Sarebbe il caso che di fronte a quella che è una pubblica denuncia intervenissero anche i funzionari preposti al controllo di sicurezza e igiene. Siamo di fronte anche ad un’azienda che ha avuto un morto sul lavoro, possibile che nonostante questo abbia continuano ad operare indisturbatamente senza periodici controlli?
Tal volta ricevo chiamate di gestori di bar o negozietti dove vengono fatte richieste più disparate (doppi wc, valutazioni di impatto acustico, valutazioni d’incendio per la presenza delle candele sui tavoli, e altro) mentre aziende ad alto rischio vengo lasciate ad operare in condizioni non a norma, mettendo a repentaglio la salute dei lavoratori.
So bene che il personale dell’ASL è contato, ma qui siamo davanti ad una azienda con un recente morto sul lavoro, i controlli sono d’obbligo.
Penso anche al terribile infortunio avvenuto a Gallarate a Marzo, dove un operaio (anche qui di una coop e pure in nero) ha perso un braccio in una fonderia che lavorava in totale assenza di sicurezza (secondo quanto riportato dai giornali). Un’azienda ad alto rischio che opera da 40 anni con macchine obsolete e con forti carenze di sicurezza, possibile che non sia stata mai controllata, anche solo a campione? Bisogna sempre attendere che ci sia l’incidente grave quando non il morto (o i morti, come la Thyssen insegna)?
E i rappresentanti sindacali dove sono (e dov’erano alla Thyssen)? Dopo sono in prima fila a chiedere diritti e sicurezza ma prima erano forse nascosti? E gli RSPP? I numerosi consulenti? Ormai siamo in tanti che ci occupiamo di sicurezza, da vent’anni è diventato un campo molto frequentato, eppure la sensazione è che le cose non siano cambiate abbastanza.

Leggi anche  I criteri di qualificazione della figura del formatore

F.B.

Scarica il comunicato della Dielle (PDF)